Archivio mensile:giugno 2014

Vogalonga, a Venezia non c’è solo il Mose

A Venezia c’è chi ruba e … chi rema, alla quarantesima Voga Longa.

 

Normalmente non parlo della mia famiglia o dei miei figli. A ciascuno il suo, è una questione di privacy. Oggi, tuttavia, sono emozionata. Mio figlio ieri ha partecipato alla Voga Longa. E’ il secondo anno che lo fa. Prima io non sapevo nemmeno che ci fosse, facevo un po’ di confusione con la Marcialonga. Così ho scoperto una realtà entusiasmante ed emozionante.

Non è una gara, non si vince niente, anzi, la partecipazione può essere costosa, se si comprende il viaggio, il pernottamento e i pasti fuori casa. Nel caso di mio figlio e della sua piccola squadra, si deve organizzare il trasporto delle barche da Zurigo, prevedere le spese di assicurazione, prenotare l’albergo o il bed and breakfast per tempo. Eppure è l’evento dell’anno.

L’anno scorso il suo commento è stato: un’esperienza magica, come vivere un sogno. Quest’anno, il suo messaggio è stato altrettanto laconico: “Fantastico. Bellissimo, caldissimo, stanchissimo!”. Eppure non sono mancate le difficoltà, come il brutto tempo e piccoli incidenti con danni alle barche.

I partecipanti provengono da tutto il mondo, con innumerevoli tipi di imbarcazioni. Basta vedere qualche foto e qualche video per farsene un’idea. L’allegra confusione di barche è totale.  Dai piccoli kayak con un solo vogatore, alle gondole, alle barche drago con dodici e più rematori, alle canoe classiche. Tutti i colori, tutte le bandiere, tutte le lingue, ma tutti condividono l’entusiasmo e il sorriso.

Ho letto di uno o forse più gruppi di persone malate di cancro che si preparano da mesi per partecipare, dalla Francia e da altri paesi. La loro è una gara per la vita. E probabilmente di storie così ce ne sono tante.

Forse danno fastidio al traffico locale di vaporetti e gondole, certo non fanno danni e non sono un pugno nell’occhio come le enormi navi da crociera che fanno l’inchino a San Marco (chi si ricorda della Costa Concordia e del capitano Schettino?). La loro onda d’urto non danneggia niente, anzi, ogni immagine della Voga Longa richiama quelle bellissime marine di Venezia che ammiriamo nei musei, pensiamo solo ai Guardi e ai Canaletto.

 

Anna Carbich, 9 giugno 2014.

Ho trasmesso  questo articolo anche a:

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A proposito di centraline idroelettriche

Ricevo e pubblico, molto volentieri

Non mi sarei mai interessata di centraline idroelettriche, anzi non sapevo nemmeno che esistessero, se qualche anno fa, a Chiesa in Valmalenco, in provincia di Sondrio, dove ho una casetta, non fossimo rimasti senz’acqua proprio la sera dell’ultimo dell’anno e il giorno dopo. Chiesi spiegazioni in municipio, ma non ne ottenni, mi dissero che c’era siccità, faceva freddo, ed altre scempiaggini del genere. Poi, si sa, vox populi, vox dei, cominciai a sentire voci su questa fantomatica centralina che “rubava” la nostra acqua potabile.

Da allora, e sono passati almeno sei o sette anni, il problema ritorna ciclicamente. Il cittadino comune, soprattutto se non risiede regolarmente in zona, si sente impotente di fronte a questi fatti. Pensa, spera, che ci siano persone, funzionari, tecnici, delegati a queste mansioni, come faceva mio padre, ingegnere della provincia di Sondrio, e prima ancora, mio nonno, Corrado Balzani, ingegnere del genio civile, con serietà e dedizione.

Pare non sia più così, e le cronache quotidiane purtroppo lo dimostrano.

Ma torniamo alle nostre centraline. Sembra che ci sia stata una moratoria, quindi per un paio d’anni non se ne è più parlato, ma la moratoria, come le quarantene, è decaduta, e le centraline stanno crescendo come i funghi dopo la pioggia. C’è una legge che le disciplina, ma, come per tutte le leggi, occorre guardarne lo spirito più che la lettera, e, si sa, le leggi sono scritte in modo tale che richiedono un’interpretazione…

Ne stanno costruendo una che sfrutterà le acque del torrente Secchione, proprio sopra casa nostra. Fa impressione vedere lo scavo per la posa della condotta, in una zona di per sé franosa. Qualsiasi scavo, su un terreno così, in verticale, è un rischio, è come una ferita che dovrà cicatrizzarsi, più o meno bene, più o meno in fretta, ma sempre ferita è.

Questo è un caso esemplare,, che vedo da vicino, ma quante altre centraline ci sono nelle Alpi? Sono tutte costruite secondo i giusti criteri di protezione ambientale? Non so.

Mi sono iscritta a facebook proprio seguire meglio questo problema. Ho condiviso, cliccato mi piace ogni volta che potevo, ma, naturalmente, nessun risultato. Gli “ambientalisti” sono mal visti, criticati, considerati eccentrici dalla maggior parte dei cittadini comuni, ridicolizzati.

Ora io capisco la sete di energia rinnovabile e pulita – visto che si parla di sfruttamento delle acque il termine è più che mai appropriato – ma il gioco deve valere la candela. E non parlo solo di soldi, qui la posta è un delicatissimo equilibrio idrogeologico. Sono abbastanza vecchia per essere stata testimone impotente di alluvioni, frane, valanghe, con ciclica ripetitività, e aver visto troppi versare lacrime di coccodrillo e implorare lo stato di emergenza.

Vale sempre il vecchio adagio: meglio prevenire che reprimere. Non è solo un discorso affettivo il mio, o rifiuto della modernità e del progresso, no, è un timore pratico. Non ho nessuna fiducia in un consiglio provinciale che dà il permesso di procedere con gli scavi per una derivazione del torrente Mallero nonostante i pareri negativi di noti geologi in merito. Non ho nessuna fiducia di chi fa un’opera così invasiva su suolo ed acque pubbliche solo per interesse privato. Chi beneficerà dell’energia prodotta? Non ho nessuna fiducia di un’amministrazione comunale di un luogo turistico che non riesce a capire che l’ambiente sia la sua maggiore ricchezza, e come tale va tutelato e valorizzato.

In un altro comune della Valmalenco, Torre Santa Maria, amministrazione e popolazione hanno respinto le domande di costruzione di centraline idroelettriche. Il motivo? C’è una situazione idrogeologica delicatissima, il rischio di frane è altissimo e la popolazione ne è consapevole. Eppure qualcuno aveva sperato di poter fare una centralina anche lì!

La montagna non ha fretta. Prima o poi si vendica. Chi si ricorda dell’alluvione del 1987? O di quelle precedenti? O delle varie frane che incombono in vari siti? E’ possibile che questo maledetto dio denaro l’abbia sempre vinta su tutto e tutti? Esistono ancora uomini di buona volontà, onesti e scrupolosi, nelle amministrazioni della cosa pubblica?

So che queste parole serviranno a ben poco, una lacrima in più in un oceano, ma è l’unica cosa che posso fare, in questo momento.

 

Cristina Cattaneo Guicciardi

5 giugno 2014

http://www.acquavaltellina.altervista.org/comitato-acque-delle-alpi-italiane/

La Biblioteca come opera d’arte.

A Vicenza una mostra di Candida Hofer, la “fotografa delle biblioteche”

In questi giorni vi sarà capitato, ascoltando la radio, di sentire una pubblicità un po’ insolita: “Candida Hofer a Vicenza”. Il nome non mi era del tutto nuovo, così sono andata a controllare e mi sono ricordata. Tempo fa avevo ricevuto da qualche amico zelante, quelli che ti mandano le presentazioni power point dei fiori più belli su questa terra, i paesaggi più spettacolari, gli animali più sorprendenti, una serie di fotografie delle biblioteche più belle del mondo, e la cosa mi aveva incuriosita. Così avevo cominciato a cercare qualche informazione in più sull’autrice di queste foto, e, per un altro caso fortuito, avevo trovato anche un articolo su questa singolare fotografa su una rivista d’arte cartacea “Parterre des Rois” http://www.parterrederois.com a firma di Ada Cattaneo. Poiché non c’è due senza tre, ecco che sento questa pubblicità che mi spinge a condividere i miei pensieri.

Chi è Candida Hofer? E’ una fotografa tedesca, che ha frequentato la famosa Kunstakademie di Düsseldoorf in anni particolarmente fortunati per quella città, in cui, per un raro allineamento di astri, gli artisti più importanti del momento sembra si fossero dati appuntamento.

Così era capitato a Parigi negli anni venti, quando Hemingway aveva insegnato a Ezra Pound a tirar di boxe, oppure a New York, quando si poteva incontrare Marcel Duchamp che giocava a scacchi con Samuel Beckett.

Così capitò a Düsseldorf fra gli anni 60 e 70 e, come sempre avviene in quelle occasioni, la cultura subì un’accelerazione straordinaria, in tutti i campi. Candida Hofer fu allieva di Bernd and Hilla Becher, i famosi fotografi tedeschi, essi stessi promotori della Scuola di Düsseldorf, e si trovò immersa in un ambiente che non avrebbe potuto essere più artisticamente fertile, che influenzò profondamente la sua formazione. Fu in quel periodo che nacque la sua passione per gli ambienti vuoti e deserti. Più tardi si specializzò in quella che doveva diventare la sua “specialità”: la rappresentazione di ambienti destinati ad ospitare persone, ma senza alcuna figura umana, in particolare le biblioteche, regalando ad essi un’atmosfera fra il surreale e il regale.

La mia personale opinione è che questa artista ha celebrato queste bellissime biblioteche in quanto veri e propri templi della cultura, della parola scritta, della storia e dello studio, monumenti solitamente silenziosi e austeri, (la parola monumento significa proprio segno a ricordo) raramente conosciuti dal grande pubblico, che spesso incutono soggezione e persino timore. Con le sue splendide immagini ne ha aperto le porte e ne ha esaltato la bellezza, oserei dire la perfezione, non solo architettonica. La Parola valorizzata dall’Immagine, una sinergia perfetta. La Parola ospitata in queste splendide dimore, che hanno appunto la struttura e l’aspetto di veri e propri luoghi di culto, com’è giusto che sia.

Anche se potremo andare di persona in queste famose biblioteche, visitiamo comunque la mostra: ci darà una preziosa chiave di lettura e spunti di riflessione per apprezzarle ancora di più.

http://www.vicenza.com/eventi/%E2%80%9Ccandida-h%C3%B6fer-immagini-di-architettura%E2%80%9D

Beautiful-Libraries-Candida-Höfer-09-St-Gall-Switzerland

http://webodysseum.com/art/beautiful-librairies-by-candida-hofer